Vetro all'Uranio
- Verdi bagliori
- Categoria: Vetro all'Uranio
- Post: 12/03/2022
- Autore: GG
- Allegato : Apri l'allegato
- Link: Fonte
Vetro all'Uranio
Anche il vetro all'Uranio subisce oggigiorno le critiche e infamanti accuse di pericolosità e di danni causati alle persone.
Ma si sa, come spesso detto, è sufficiente citare la “radioattività” o come nel nostro caso la presenza di Uranio per associare il vetro all'atomica, ai tumori, eccetera.
In realtà questo vetro all'Uranio anche conosciuto come “Uranium Glass” contiene alcuni composti dell'Uranio (biossido di Uranio) con una concentrazione normalmente inferiore al 2%: raramente si è arrivati a concentrazioni superiori.
E' un colore molto difficile da produrre a causa della sua elevata percentuale di rottura nel processo di creazione di questo raro vetro: ne nasce però un colore di un tono verde unico fluorescente brillante quando la luce UV viene riflessa sul vetro.
Il vetro all’Uranio è facilmente riconoscibile dalla sua colorazione variabile dal giallo al verde secondo lo stato di ossidazione, la specie di Uranio utilizzata e dalla sua concentrazione.
Anticamente molti manufatti erano di colore giallo più chiaro assumendo una colorazione molto simile alla vaselina: per questo motivo questo vetro era anche chiamato “vetro VASELINE” (in USA è ancora conosciuto con questo nome e si riferisce a qualsiasi vetro all'Uranio).
L'uso dell’Uranio nell'industria vetraria risale al XI secolo in Boemia dove ancora oggi vengono fabbricati i famosi cristalli di Boemia: si utilizzava la Pechblenda estratta in miniera per colorare i vetri.
E' sempre stato l’aspetto estetico a guidare le scelte orientate all'uso di alcuni composti chimici anche se degli stessi non si conoscevano le eventuali proprietà pericolose.
Un vetro colorato filtrava maggiormente la luce e conservava meglio i liquidi di contenuti e se erano oltremodo opachi, mostravano meno le usure del tempo e dell'incuria.
Ma colorare un vetro lasciandone inalterate le proprietà di durezza e resistenza fisica non era facile; ecco, dunque, uno dei motivi che ha determinato la scelta di questa aggiunta: si usava (inizialmente in Boemia) ciò che sia aveva a disposizione e a poco prezzo.
Fu solo nel 1800 che si scoprì che era appunto l'Uranio a determinare la colorazione giallo-verde. Grazie alla scoperta dell'Uranio all'interno della pechblenda si arrivò alla nostra “radioattività” per il tramite di Maria Curie.
La produzione di vetro all'Uranio precedentemente indirizzata agli articoli per la casa (in cucina e nella vetreria decorativa) subì una decisiva riduzione durante la Seconda Guerra Mondiale appunto per la richiesta di Uranio da impiegare a scopo bellico e si interruppe definitivamente durante gli anni della guerra fredda, sempre per il medesimo motivo legato alla richiesta militare.
Attualmente sono pochissimi i vetrai che producono questa vetreria, ricercata essenzialmente da collezionisti e antiquari.
La presenza dell’Uranio radioattivo determina quindi la radioattività che può essere rilevata con semplici contatori Geiger ma i cui valori sono estremamente ridotti e considerati non pericolosi.
Con una lampada di Wood è possibile risaltare la fosforescenza caratteristica; le immagini e i video qui proposti ed eseguiti su oggetti di vetro all'Uranio sono estremamente eloquenti.
Verso la fine del 1800 molti monili realizzati con questo vetro abbellivano gli abiti e gli indumenti appunto per la lucente colorazione restituita.
Sono famosi i quadri di Toulouse-Lautrec che ritraggono la bellissima ballerina Loie Fuller mentre danza al Folies-Bergère con abiti e bottoni al vetro di Uranio (fu lei a introdurre nel mondo artistico l'utilizzo delle “ali di farfalla” radioattive, che rendevano luminescenti i suoi spettacoli.
Altrettanto famosi i posters realizzati per illustrare la scenografia in accompagnamento alle musiche “The radium dance - Piff Paff Pouf'” di Jean Schwartz, a enfatizzare ulteriormente l’impiego del vetro radioattivo.
Questi vetri, bellissimi nelle fattezze artistiche e meno apprezzati per la sua colorazione vintage, sono ancora oggi facilmente reperibili sui mercati d'antiquariato e virtuali.
Come già detto, la radioattività rilevabile è di poco superiore al fondo naturale e a pochi centimetri di distanza è già annullata.
Se li acquistate, non dimenticate di dotarvi di una piccola lampada UV per risaltare e mostrare la incredibile luminosità dell’Uranio.