di Luigi Palumbo, Articolo pubblicato il 17/11/2013
Articolo tratto da quotidianoitalia.it (http://www.quotidianoitalia.it/pianura-padana-rifiuti-tossici-e-nucleari-interrati-come-al-sud/)
L'articolo
Se credete che il fenomeno dei rifiuti interrati riguarda solo il Sud, vi sbagliate di grosso, infatti dalle risaie del Vercellese a Pordenone, il terreno della Valpadana è risultato altamente inquinato a causa di rifiuti tossici, scorie radioattive ed ex terreni industriali in attesa di bonifica.
Anche il Nord è fortemente compromesso e le sue terre bruciano come al sud.
Quelle pubblicità come la Pomì, che esaltano la provenienza padana dei suoi pomodori come garanzia, hanno torto marcio.
Tra le risaie del Vercellese, è presente una delle più grandi discariche di rifiuti nucleari italiani, scarti di quelle centrali atomiche chiuse nel 1987, ma che continuano ad inquinare l’aria, la terra e l’acqua.
In quelle zone sono presenti oltre il 90% delle scorie radioattive prodotte in Italia, e le mura in cemento che dovrebbero contenere questi scarti nucleari altamente pericolosi, dopo tanti anni, sono irrimediabilmente danneggiate rilasciando continuamente liquami radioattivi nelle acque del fiume Dora e nel Po.
Nei terreni circostanti ai depositi nucleari, viene coltivato il riso tra il più venduto nel mondo.
Anche in Veneto non se la passano bene. Infatti Porto Marghera è una delle terre più contaminate d’Europa, la zona è completamente disseminata di impianti, oramai quasi totalmente dismessi, con scarti e scorie di lavorazione ancora da bonificare.
Un altro caso decisamente preoccupante è Ispra, una cittadina sul versante lombardo del lago Maggiore, in provincia di Varese.
In questa città per decenni era in funzione una piccola centrale nucleare dell’Enea, e dove credete che venivano scaricate le scorie ed i liquami? Direttamente nelle acque del lago.
Attualmente nella provincia di Varese c’è la più alta incidenza di carcinomi mammari, ogni anno si registrano circa 800 donne affette da questa patologia.
Per concludere in Friuli Venezia Giulia, una ricerca della Asl di Pordenone parla di acque superficiali “a rischio contaminazione“, da idrocarburi rinvenuti nelle acque di falda vicine all’aeroporto militare Usa di Aviano, dove negli anni si sono registrati casi di rottura delle condotte di carburante.
Nel 1998 il “Centro di riferimento oncologico di Aviano” segnalava che, all’interno della base americana, a 15 chilometri da Pordenone, il tasso di radioattività dell’aria era cinque volte superiore alla media italiana.
Quindi possiamo tranquillamente dire che il Nord non ha nulla da insegnare al Sud, l’unica cosa che potrebbe tramettere al resto d’Italia è la profonda ipocrisia che le aziende locali utilizzano per pubblicizzare i propri prodotti alimentari. Lo smaltimento dei rifiuti riguarda tutta l’Italia.
I nostri commenti:
La notizia, letta così com’è, è preoccupante ma approfondendo meglio si rileva che non ci sono riferimenti ma solo accuse.
…Tra le risaie del Vercellese, è presente una delle più grandi discariche di rifiuti nucleari italiani, scarti di quelle centrali atomiche chiuse nel 1987, ma che continuano ad inquinare l’aria, la terra e l’acqua. In quelle zone sono presenti oltre il 90% delle scorie radioattive prodotte in Italia, e le mura in cemento che dovrebbero contenere questi scarti nucleari altamente pericolosi, dopo tanti anni, sono irrimediabilmente danneggiate rilasciando continuamente liquami radioattivi nelle acque del fiume Dora e nel Po. Nei terreni circostanti ai depositi nucleari, viene coltivato il riso tra il più venduto nel mondo. |
Di falso c’è che non ci sono discariche
Di vero c’è che a Vercelli c’era (c’è) la centrale di Trino Vercellese.
C’era anche la DiaSorin che produceva radiofarmaci ed era nel polo industriale di Saluggia (Vercelli).
I cd “scarti” dei due poli erano totalmente differenti.
Quelli della Centrale sono … inesistenti…. (nessun ha mai sotterrato qualcosa e soprattutto nulla che riguardi l’aspetto nucleare è stato inviato allo smaltimento.
Quelli della DiaSorin invece sono attualmente stoccati in un bunker sotto il diretto e costante controllo di ARPAPiemonte e ISIN.
Entrambi escludono in modo categorico un contatto tra materiale radioattivo e ambiente esterno (falda acquifera compresa).
Vi è anche da precisare che fino agli anni 70, l’interramento di fusti contenenti materiale radioattivo era regolamentato e autorizzato.
Quindi non è insolito ritrovare simili situazioni in vecchi ambienti produttivi.
Non merita commento il “continuo rilascio di liquami radioattivi” che sembra un “clichè” solito degli scarichi industriali.
La seconda notizia ancora parla di scarichi e liquami:
Un altro caso decisamente preoccupante è Ispra, una cittadina sul versante lombardo del lago Maggiore, in provincia di Varese. In questa città per decenni era in funzione una piccola centrale nucleare dell’Enea, e dove credete che venivano scaricate le scorie ed i liquami? Direttamente nelle acque del lago. Attualmente nella provincia di Varese c’è la più alta incidenza di carcinomi mammari, ogni anno si registrano circa 800 donne affette da questa patologia. |
L’autore dell’articolo dovrebbe provare a vedere dal vero un impianto nucleare (ancorchè fermo) e poi scrivere di conseguenza, sempre nel rispetto dell’onestà intellettuale.
Di vero c’è che la "centrale" di Ispra ha impiegato la “formula di scarico” che gli esperti ben conoscono come limitazione quali-quantitativa per lo scarico in “ambiente” (autorizzata dalle legge e dalle Autorità competenti).
Ma questo non ha alterato l’ambiente lacustre che è sotto stretto controllo delle stesse Autorità competenti e dello stesso JRC.
Invece è un becero, irrilevante e indimostrabile sillogismo la nota che associa i carcinomi mammari con non si sa cosa: gli scarichi? La presenza del JRC?
In conclusione “l’articolo” citava un elevato “tasso di radioattività” ma limitatamente nella base americana.
Nel 1998 il “Centro di riferimento oncologico di Aviano” segnalava che, all’interno della base americana, a 15 chilometri da Pordenone, il tasso di radioattività dell’aria era cinque volte superiore alla media italiana. |
Non è dato saper da cosa, quanto e soprattutto…. Perché nella base americana si e fuori no?
E infine… la sensazione che sia un articolo campanilista: quasi a voler screditare il nord che non è diverso dal sud.
Insomma, davvero un articolo inconcludente e inutilmente allarmistico.