Questa volta possiamo dire che le fake, le bufale sono oramai radicate nelle persone più che nelle notizie che vengono elargite.
Sono le persone a recarsi in farmacia a chiedere le pastiglie di iodio, quelle che “proteggono dalle radiazioni”, forse memori delle notizie e provvedimenti successi nel 1986 subito dopo l’incidente di Chernobyl.
Sono le stesse persone che avendo sentito alla radio o alla televisione di atti bellici in prossimità di una centrale nucleare (Ukraine - febbraio 2022) o di altri possibili similari incidenti corrono a fare incetta di viveri in scatola, acqua in bottiglia e a chiedere dove si trovano rifugi atomici collettivi.
Nel 1986, questo atteggiamento aveva un senso logico: l’incidente era già successo e l’informazione di emergenza era stata diramata, in Italia e in molti paesi europei, quando la nube radioattiva era già sui nostri cieli. Il provvedimento emanato dal ministro Degan (non consumare verdure a foglia larga, bere solo acqua in bottiglia, limitare il consumo di latte, carne e pesce per un certo periodo, seguire la iodoprofilassi) aveva l’esclusivo scopo di limitare i possibili danni che potevano essere determinati dalla contaminazione radioattiva che per un periodo importante della nostra vita ci ha fatto conoscere anche gli aspetti negativi del “nucleare”.
Gli stessi aspetti negativi che esistono in tutte le attività umane.
Ma dopo quel nefasto evento, dovremmo essere tutti preparati agli atteggiamenti da tenere in caso di incidente, ma soprattutto a saper riconoscere gli “incidenti”.
Purtroppo a creare confusione ci pensano le orde di esperti o sedicenti tali che imperversano su tutti i canali televisivi al punto che anche i cuochi suggeriscono ricette che favoriscono l’assunzione di iodio “antiradiazioni”.
Fortunatamente le fonti che parlano in modo corretto dello iodio radioattivo, delle pastiglie e delle false necessità, sono molte di più di quelle che suggeriscono “… Eviterei di creare allarmismi su questo fronte: io penso che sia ragionevole dare ad ogni cittadino due pastiglie che se le tiene sul comodino e le prendi e finisce lì come in altri paesi. Se la bomba gli casca in testa … è un’altra roba. In un paese civile, ai suoi cittadini lo può fare di default e dire “guardate…in caso di ….bisogna mettersi a terra con il viso a terra, le mani sotto la pancia non tenere le mani fuori, se ci saranno delle ondate di tipo folate di vento non alzatevi in piedi la prima, ma ce ne saranno altre a seguire oppure state 5 giorni in casa con l'acqua delle bottiglie, vi mettete nel rifugio e i 2 litri d'acqua al giorno e tutta roba in scatola … tutto qua “
Ma dai siti istituzionali (Istituto Superiore di Sanità, Ministero della Salute, OMS) e dalle testate nazionali (RAI in prima fila) sono arrivate le corrette notizie raccolte in “Rischio nucleare: ecco perché non serve fare scorte di pillole di iodio”
E deve essere altrettanto chiaro che la iodoprofilassi può proteggere solo dalla contaminazione da iodio radioattivo ma non dall’irraggiamento o dalla contaminazione di altri elementi chimici radioattivi:
“occorre aggiungere che un eventuale incidente nucleare sprigionerebbe nell'aria anche altre sostanze radioattive: come il cesio-137, lo stronzio-90, il polonio-210, l’uranio, il plutonio e il nettunio. A fronte di un simile scenario, a essere a rischio non sarebbe dunque soltanto la tiroide. Bensì l’intero organismo, per quella che la comunità scientifica definisce malattia acuta da radiazioni. I suoi effetti dipendono dalla quota di materiale radioattivo disperso, dalla distanza a cui un individuo si trova rispetto alla sorgente e dall’andamento della nube tossica che potrebbe colpire alcuni territori più di altri. Le conseguenze sono variabili.”
Dunque, fare la corsa per acquistare integratori a base di iodio non serve. Anzi: può essere dannoso.
Dopo l’attacco bellico causato dalle truppe russe in prossimità della centrale nucleare ucraina di Zaporozhzhya (2/2022), in alcuni paesi europei (Belgio in prima fila) ove l’acquisto di pastiglie di ioduro di potassio, è libero, i cittadini hanno preso d'assalto le farmacie per richiedere compresse anti-radiazioni a base di iodio: le stime parlano di oltre 30 mila confezioni da 10 compresse consegnate in un solo giorno.
In Italia, le pastiglie di ioduro di potassio sono considerate un farmaco che può essere acquistato solo con prescrizione medica: Al verificarsi di un incidente, sulla base delle previsioni di diffusione della nube radioattiva sul territorio nazionale, il Dipartimento della Protezione Civile e i Ministeri interessati attivano la distribuzione della iodoprofilassi nelle aree a rischio, che viene assicurata dal Servizio Sanitario Regionale nelle modalità più consone.
Ma perché lo iodio può proteggere la tiroide?
“La premessa scientifica è la seguente. Lo iodio è l’elemento che la tiroide utilizza per sintetizzare gli ormoni tiroidei che regolano la crescita dell’organismo e il funzionamento del metabolismo. La ghiandola, situata alla base del collo, è l’organo in cui viene stoccato l’elemento. In tutte le sue forme: da quelle di origine alimentare a quella radioattiva (iodio-131), che può sprigionarsi in seguito a un incidente nucleare. L’uomo non è in grado di sintetizzare lo iodio. Ragion per cui averne un adeguato apporto - pari a circa 150 microgrammi al giorno, che nelle donne in gravidanza e in allattamento deve raggiungere rispettivamente 220 e 290 microgrammi - attraverso la dieta è fondamentale per evitare un accumulo dell’elemento radioattivo nella tiroide. Circostanza che, considerando la capacità delle radiazioni di modificare il Dna, favorirebbe la formazione di un tumore della ghiandola. Da qui, considerando la «competizione» tra le due forme di iodio, l’idea di ricorrere agli integratori. Obbiettivo: «saturare» la tiroide con l’elemento «buono» e non con quello radioattivo.”
Ma viene anche chiaramente precisato che “Il tumore della tiroide guarisce nella quasi totalità dei casi - Tra i cittadini, molte preoccupazioni derivano dal fatto che i numeri del tumore della tiroide sono cresciuti esponenzialmente negli ultimi trent’anni. Di fatto, quelli trascorsi dall’incidente di Cernobyl. Un caso? Difficile rispondere senza il rischio di cadere in errore. Se da un lato è vero che dopo l’incidente del 1986, soprattutto nelle aree più vicino al reattore, fu osservato un drastico aumento delle diagnosi, da non trascurare è anche il miglioramento delle tecniche diagnostiche (ecografia, Tac, risonanza magnetica) che anche nel nostro Paese hanno portato a scoprire e trattare molti più pazienti. Come documentato in uno studio pubblicato sull’«European Journal of Cancer», tra il 1998 e il 2012 l'incidenza del tumore della tiroide in Italia è cresciuta sia tra le donne (+74 per cento) sia tra gli uomini (+90 per cento). Ma gli esperti sono ormai concordi nel considerare che 8 di questi casi su 10 avrebbero potuto non essere trattati in quanto destinati a rimanere indolenti o comunque non in grado di determinare la morte di un paziente.”
In certi casi, una buona caramella può annullare lo stress da “sindrome nucleare” molto di più di quanto sappia fare una introvabile pastiglia di iodio.