Edoardo Amaldi

Contribuì in prima persona alla creazione dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN),

Edoardo Amaldi, uno dei ragazzi di Via Panisperna, è forse quello che più è riuscito a mantenere viva l’eredità di quell’esperienza unica iniziata tra le mura del famoso Istituto di Fisica. 

Nel 1925 la famiglia Amaldi, amante della montagna, si trovava in vacanza sulle Dolomiti, meta allora molto in voga tra i matematici e i fisici italiani, tra i quali Enrico Fermi, allora giovanissimo docente di Meccanica Razionale e Fisica Matematica a Firenze. Edoardo ebbe così occasione di conoscere Fermi; durante le lunghe passeggiate in quota e i giri in bicicletta Edoardo sentì per la prima volta parlare di meccanica quantistica e ne rimase profondamente affascinato. 

Sposa Ginestra Giovene, anche lei fisica e frequentatrice dell'Istituto di via Panisperna, i due avranno quattro figli, Ugo, Paola, Francesco e Daniela.

Nel 1939 Edoardo, molto preoccupato per l’evolversi dei fatti in Europa, inizia a pensare a un possibile trasferimento negli Stati Uniti; per questo organizza un viaggio proprio negli USA. Ma il 1 settembre 1939 quando giunge a Salt Lake City lo accoglie la notizia dell’invasione della Polonia da parte delle truppe tedesche. Il 4 ottobre Edoardo si imbarcò nuovamente per tornare dalla moglie Ginestra, in dolce attesa e dai due figli che lo aspettavano in Italia. 

Nel 1940 l’Italia entrò in guerra ed Edoardo fu richiamato alle armi e inviato in Africa Settentrionale, ma l’Università di Roma riuscì a farlo rientrare in Italia dopo sei mesi.  

Nel luglio del 1943 gli alleati bombardarono lo scalo ferroviario di San Lorenzo situato vicino all’Università, sulla quale caddero oltre 80 bombe e l’Istituto di chimica fu gravemente danneggiato. Alcune delle attrezzature sperimentali dell’Istituto di Fisica furono trasferite prima a casa Amaldi e poi trasportate su un carretto negli scantinati del Liceo Virgilio, considerato più sicuro per la sua vicinanza alla Città del Vaticano. 

Il '44 fu uno degli anni più tristi della vita degli Amaldi. Morì a soli otto anni di età la sua figlioletta Paola, di una 'febbre miliare' mal diagnosticata. Fu un dolore terribile che segnò per la vita.

Finita la guerra, andarono a fare un viaggio negli Stati Uniti, dove Fermi offrì a Edoardo una cattedra all’Università di Chicago, ma Ginestra convinse il marito a tornare a Roma per aiutare la ricostruzione della fisica italiana ed europea. I figlio Ugo diceva: “la mamma mi raccontava che, quando arrivarono alla stazione Termini, tutti i giovani collaboratori del babbo erano ad attendergli con canti e fiori. Uno di loro la prese sottobraccio e le disse sottovoce: “Grazie Ginestra di avercelo riportato”   

Nonostante i suoi numerosi incarichi amministrativi e organizzativi di prestigio internazionale, non trascurò mai la sua attività di docente e il cruciale compito di iniziare le nuove generazioni di studenti alla fisica che lui tanto amava. è sempre stato ricordato dai suoi studenti per le lezioni chiare e appassionate, per la disponibilità e per la sua semplicità.

Nel 1947 Edoardo Amaldi, probabilmente per fare reagire Ginevra dal triste evento della morte della loro figlia Paola, spinse la sua attività di scrittrice, rielaborando e riscrivendo insieme il testo di corso di fisica per le scuole secondarie di secondo grado. Sarà il libro di testo più longevo della Zanichelli. Milioni di studenti e studentesse si sono preparati su questo libro. 

Fu nel 1973 quando cominciò a rinunciare a gran parte degli impegni che lo allontanavano dalla sua casa, poiché, ogni volta che poteva preferiva stare in compagnia di sua moglie, l'adorata Ginestra, costretta su una sedia a rotelle da una invalidità che la aveva colpita. 

Il 5 dicembre del 1989 Edoardo Amaldi aprì un congresso all’Accademia dei Lincei, della quale era allora presidente, come sempre si recò nel suo ufficio per uscirne a mezzogiorno e tornare a casa a pranzare con la moglie Ginestra, ma fu colpito da un ictus letale mentre si trovava in ascensore.

Un aspetto della vita di Amaldi non può essere taciuto: quello di insegnante, anzi di maestro. Le sue lezioni erano affascinanti, di una leggendaria chiarezza; rendevano semplici gli argomenti più ostici e, soprattutto, permettevano agli studenti di stare vicino ad una leggenda vivente che spesso si soffermava con loro quando la lezione era finita, a spiegare, chiarire, sempre con una disponibilità ed affabilità che stupivano.

Il ricordo del fisico lo lasciamo a una delle sue grande passioni, la montagna, e a una frase dell’amico matematico Castelnuovo sull’audace alpinista. Rientrando da una gita in montagna con Edoardo, Castelnuovo disse al padre Ugo: «L’anno prossimo mi dica dove Edoardo va in montagna. Così io vado da un’altra parte!».
Ma Amaldi è stato qualcosa di più. Nel nostro paese e in Europa, Amaldi è stato tra le menti illuminate che hanno percepito l’importanza della collaborazione internazionale nella ricerca moderna e hanno lanciato l’Italia e l’Europa nella fisica delle particelle – con la creazione dell’INFN e del CERN – nella fisica spaziale – con l’ESA – nelle applicazioni pacifiche dell’energia nucleare – con il CNEN – e, negli ultimi anni della sua vita, nelle discussioni sul disarmo nucleare.
Il terzo ATV (Automated Transfer Vehicle – Veicolo di Trasferimento Automatizzato) dell'Agenzia Spaziale Europea è stato battezzato col suo nome.
L'asteroide 18169 Amaldi è stato così nominato in suo onore.

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