I processi produttivi (tranne rarissimi e specifici casi) non avvengono mai in sterilità. Chi fabbrica le vaschette in polistirolo dove viene solitamente posizionata la carne o la verdura o la frutta, oppure i bicchierini in plastica che accoglie lo yogurt che quotidianamente consumiamo o i formaggi che prediligiamo, non si preoccupa della sterilità della confezione, anche perché non necessariamente è a conoscenza di ciò che conterrà e soprattutto non è in grado di procedere in tal senso. Come in molti altri casi, le metodiche di irraggiamento disponibili per questi contenitori si limitano alle radiazioni ionizzanti che garantiscono l’assenza di residui e la indeformabilità del prodotto.
Considerando la elevata capacità penetrante del raggio gamma (energia1,3 MeV) e la bassa densità del materiale costituente i contenitori, le dosi da raggiungere non sono elevate (al massimo 10 kGy) e in poche ore si possono trattare decine di migliaia di questi contenitori. L’irraggiamento e la sterilizzazione o la riduzione della carica batterica vengono ovviamente a cessare non appena la vaschetta viene toccata per introdurre l’alimento; tuttavia lo stato di “contaminazione batterica” (naturale e determinata anche dal naturale deterioramento dell’alimento), ha avvio proprio dal momento in cui viene confezionato l’alimento e non sono responsabili altri agenti esterni proprio grazie al trattamento subito dal contenitore.