Gli ecosistemi naturali e semi-naturali, foreste e superfici boschive sono in genere l'habitat naturale di animali selvatici, di bacche e di funghi.
Alcuni organismi tipici dei boschi e delle montagne, come i funghi, si comportano come “spugne”, concentrando e fissando i contaminanti e sono degli utili indicatori dello stato dell’ambiente.
Anche gli animali selvatici, come ad esempio i cinghiali, che si nutrono di ciò che cresce nei boschi possono concentrare i contaminanti radioattivi.
Per questi motivi, anche se si tratta di prodotti che di norma hanno un consumo piuttosto limitato, ogni anno viene realizzata in tutta la regione una campagna per il controllo della radioattività nei prodotti del bosco: funghi, frutti di bosco e selvaggina.
Sono stati recentemente pubblicati sul sito di Arpa Lombardia i dati 2020 della Rete di monitoraggio della radioattività ambientale in Lombardia.
Il report riporta i risultati delle analisi effettuate nel 2020 su 1033 campioni di cui 176 prodotti alimentari, 302 acque potabili e 555 matrici ambientali.
Nel 32% dei campioni di prodotti alimentari è stata individuata la presenza in tracce di Cs-137 (cesio 137) ancora riconducibile alle conseguenze dell’incidente di Chernobyl. La maggior parte di questi campioni (55 su 58) è relativa a selvaggina, funghi e pesci di lago. Tutti i campioni sono risultati conformi, tranne uno su funghi spontanei che ha superato il livello di riferimento per la concentrazione di Cs-137 stabilito dalla normativa europea (600 Bq/kg).
In tutti i campioni di acqua potabile la radioattività artificiale è risultata assente, mentre quella naturale è risultata trascurabile e conforme ai requisiti stabiliti dal D.L.vo 28/16.