Il controllo della microflora batterica nel vino e nei contenitori utilizzati per le operazioni di vinificazione, affinamento e imbottigliamento sono stati oggetto negli ultimi anni di studi approfonditi.
La microflora batterica inquinante è diventata quindi lo spettro di tutti i vini affinati in legno, poiché è soprattutto in questi tipi di vino che essa trova la maggior diffusione, tanto per una questione di mezzo (vini da uve molto mature e quindi con pH alto), quanto per una questione di tempo (mesi, se non anni, di permanenza in legno).
I contenitori di legno, per loro stessa natura, sono difficilmente sterilizzabili ed è ovvio che rappresentino il mezzo di sviluppo ideale per microflore indesiderate e di conseguenza la fonte di inquinamento più importante che in cantina si possa trovare.
Dopo l’applicazione dell’irraggiamento gamma alle barrique a scopo sterilizzante, la ricerca di microflora contaminante residua è risultata sempre pari a zero. Le dosi erogate per questa tipologia di prodotti prevedono un range compreso tra 5 e 20 kGy.
Stabilita l’effettiva efficacia del metodo nell’eliminazione dal legno dei microrganismi inquinanti, occorreva avere anche la certezza del fatto che il trattamento stesso non comportasse alterazioni nella qualità della barrique e/o che non ne inficiasse il perfetto utilizzo successivo: il trattamento con raggi gamma, è ritenuto più pulito e più gradevole sotto il profilo olfattivo.
Il semplice trattamento con radiazioni ionizzanti non è sufficiente a garantire un risultato ottimale, ma deve seguire la detersione dei contenitori (testine a pressione, acqua calda), del resto prevista dalle buone pratiche igieniche per qualsiasi materiale a contatto con gli alimenti.
La facilità di esecuzione e la debole energia di ionizzazione richiesta consentono di ripetere il trattamento più volte nell’arco di vita di una barrique e di considerarlo un trattamento non solo curativo ma anche preventivo, per evitare l’insorgere di problemi microbiologici. Questa tecnica permette quindi non solo un congruo risparmio per le cantine, aumentando di almeno il doppio la durata di utilizzo delle barrique, ma anche di andare incontro ai gusti dei consumatori, che ultimamente richiedono vini meno ricchi di sentori di legno nuovo.