Gli esperimenti USA con materiale radioattivo sugli esseri umani…
- Il Progetto HPIE
- Categoria: Storie vere
- Post: 30/10/2023
- Autore: FC
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Gli esperimenti USA con materiale radioattivo sugli esseri umani…
Nel 1993 Eileen Welsome pubblicò su “Albuquerque Tribune” il lavoro “The Plutonium Experiment” per il quale vinse il Premio Pulitzer.
L’esperimento condotto negli anni 50 (iniziato nel 1944) era chiamato “HPIE: Human Plutonium Injection Experiment”; Lo scopo di questi esperimenti era quello di sviluppare uno strumento diagnostico in grado di determinare l'assorbimento di plutonio nel corpo dei lavoratori del progetto Manhattan, dalla quantità escreta nelle urine e nelle feci.
Questo era ritenuto essenziale per la protezione dei lavoratori che avrebbero prodotto e modellato il plutonio metallico da utilizzare nelle prime bombe atomiche; in pratica si sarebbe monitorato un lavoratore e allontanato quando i suoi livelli di Pu assorbito si avvicinavano ai limiti ricavati dall’esperimento.
Complessivamente furono “usati” 18 differenti "pazienti" (uomini e donne adulte e bambini) e per loro si conoscono ora molto dati: dalle dosi introdotte alla sopravvivenza (o morte) accertata.
Ma la ricerca condotta dalla giornalista ipotizza che gli stessi “pazienti” non siano mai stati informati sulla natura e pericolosità di ciò che veniva introdotto nel loro corpo.
Inizialmente furono iniettate in quattro persone ricoverate in ospedale, tracce di polonio-210 radioattivo mentre vennero somministrate per via orale in un quinto “paziente” (pare anch’esso ignaro).
La ricerca, come immaginabile, suscitò molta indignazione nell’opinione pubblica.
Il 31 agosto 1944 fu proprio Robert J. Oppenheimer a fornire la quantità richiesta del radionuclide (la lettera indirizzata al Gen. Groves fu desecretata solo il 29 ottobre 1980).
I soggetti utilizzati avevano un'età compresa tra i 30 e i 40 anni ed erano in cura per una varietà di tumori (linfosarcoma e varie leucemie).
Un paziente è deceduto di cancro sei giorni dopo l'iniezione.
A quattro volontari sono state iniettate dosi di polonio in forma solubile che variavano da 0,17 a 0,3 microcurie per chilogrammo di peso corporeo.
Il quinto paziente ha bevuto acqua contenente 18,5 microcurie di cloruro di polonio, equivalenti a 0,19 microcurie per chilogrammo di peso corporeo.
è stata analizzata la quantità di polonio escreto nelle urine e nelle feci e sono stati prelevati campioni di sangue per determinare la quantità che circolava liberamente nel sangue.
Campioni di tessuto autoptico sono stati prelevati dal paziente deceduto per determinare la distribuzione del polonio in tutto il corpo.
La ricerca ha concluso che nessuno dei “pazienti” trattati è deceduto a causa delle radiazioni e della radiotossicità dell’elemento; alcuni pazienti (5) sono sopravvissuti da 20 a 44 anni dopo la somministrazione.
Le persone decedute dopo pochi giorni presentavano patologie tumorali terminali e in stadio avanzato.
I più giovani avevano 5 e 20 anni: gli altri 16 avevano una età compresa tra 50 e 82 anni.
In allegato il documento (in inglese) “The Human Plutonium Injection Experiments” di William Moss e Roger Eckhardt.