Autore di numerosi studi sulla fisica delle particelle ad alta energia
Bruno Pontecorvo, nato nel 1913 da una famiglia di industriali, ebrea ma che “non sapeva di esserlo”, era fratello di Gillo (famoso regista) e di Guido (noto biologo). “I miei genitori, conservatori, erano assai autoritari e avevano opinioni definite (che celavano) su ognuno di noi, opinioni che io ho conosciuto origliando e facendo deduzioni: secondo loro Guido era il più intelligente dei fratelli, Paolo il più serio, Giuliana la più colta, Bruno il più buono ma il più limitato, come era dimostrato dai suoi occhi, buoni ma non intelligenti. A questa opinione sopratutto, io credo, devo la mia timidezza, un complesso di inferiorità che ha pesato su me per quasi tutta la vita.” [Bruno Pontecorvo, “Una nota autobiografica”, Enciclopedia della Scienza e della Tecnica,1988/89 (Arnoldo Mondadori Editore)].
Bruno Pontecorvo, dopo essersi laureato, nel 1933 entrò nel gruppo di Enrico Fermi a via Panisperna, nel quale tutti hanno un soprannome e Pontecorvo, essendo il più giovane, divenne ‘il Cucciolo’. Per il suo maestro Fermi conservò sempre un grande amore e stima, riconoscendo l’influsso benefico che ebbe su di lui la sua forte personalità. Pontecorvo non apparirà però nella famosa foto che ritrae i cinque Ragazzi ma, più tardi, ammetterà: “Spesso mi chiedono dove sono. Io ho fatto la foto!”.
Nel 1936 si trasferì a Parigi con una borsa di studio, per lavorare con Frédéric Joliot e Irène Curie. Oltre a farsi notare per le sue doti di scienziato, si fa notare per il suo fisico sportivo da grande giocatore di tennis e proprio nella capitale francese incontrò la giovane svedese Marianne Nordblom che divenne dopo poco tempo sua moglie e da cui ebbe presto il primo figlio, Gil. Due anni dopo la nascita di Gil, il 10 gennaio 1940, Bruno e Marianne si sposano.
Con l’invasione di Parigi da parte delle truppe tedesche, l’Italia prese parte al conflitto mondiale. Il precipitare degli eventi coincise con la sua rocambolesca fuga dalla Francia per approdare negli Stati Uniti, un viaggio stremante durante il quale la moglie Marianne perse il figlio che aspettava.
L’America, tuttavia, anziché un rifugio sicuro, rappresentò un luogo in cui Pontecorvo, comunista, si attirò addosso fin da subito le attenzioni dell’FBI. Nel 1948 tornò in Europa e, ottenuta la cittadinanza britannica, lavorò al centro di ricerche nucleari di Harwell (AERE).
Tuttavia, nell’agosto 1950 partì per una vacanza in Italia e da qui, senza avvisare amici e parenti, si trasferì con moglie e i tre figli a Stoccolma, dove la famiglia si era recata ufficialmente per una visita alla madre di Marianne, e poi ad Helsinki. Per superare la cortina di ferro i Pontecorvo si divisero: Marianne e i ragazzi su un’automobile, Bruno nascosto nel bagagliaio di un’altra. I sovietici si mostrarono gentili e deferenti ma altrettanto inflessibili per quanto riguardava la segretezza. Per alcuni mesi l’intera famiglia fu costretta all’isolamento e quando il fisico italiano chiese di poter spiegare alla radio le motivazioni della sua fuga in URSS glielo vietarono.
A Dubna Pontecorvo prese dimora in una villetta nella via principale della cittadina scientifica. Sia lui che i familiari non conoscevano il russo e nacquero così delle difficoltà che però Pontecorvo superò con il suo fascino naturale e il modo di comportarsi. In Russia si usa chiamare per nome patronimico, i colleghi e amici erano a disagio a chiamare Pontecorvo soltanto Bruno, così gli chiesero il nome di suo padre e da allora assunse ufficialmente il nome Bruno Maksimovich (dal nome del padre Massimo) Pontekorvo.
Bruno, come sempre, pratica con ottimo successo le sue passioni che riguardano lo sport: tennis, innanzitutto, ma anche sci d’acqua, escursioni in montagna, e dopo essersi fatto mandare l’attrezzatura necessaria dall’Italia, anche la pesca subacquea. Anche la classica Dacia farà parte della sua nuova vita.
Di lui, in Europa, non si sa più niente fino al 4 marzo del 1955 quando nella sede dell'Accademia Delle Scienze di Mosca tiene una conferenza stampa spiegando ai molti giornalisti esteri presenti i motivi che l'avevano portato a prendere la decisione di vivere nell'Unione Sovietica e di diventare cittadino russo.
I figli crescono ma purtroppo la moglie Marianne continua ad avere problemi di salute che la portano a passare lunghi periodi in ospedale. Alla fine del ‘59 incontra Radam, una donna bellissima, di nobili origini georgiane, che sarà al suo fianco per quasi trent’anni.
Per molti anni Pontecorvo non poté lasciare l’URSS e riuscì a ritornare la prima volta in Italia nel 1978 in occasione del settantesimo compleanno di Edoardo Amaldi; in quello stesso anno comparvero i primi sintomi del morbo di Parkinson che progressivamente, senza mai togliergli lucidità, gli intralcerà i movimenti.
Dopo qualche anno tornò a stabilirsi a Roma a casa della sorella Laura; sono anni difficili per il Pontecorvo “comunista”: una perdita di fiducia nei dogmi e negli ideali di una vita intera, la disillusione e il rammarico per la fine dell’Unione Sovietica. In un’intervista con Miriam Mafai alla domanda della giornalista se si fosse pentito della scelta fatta quarant’anni prima, Pontecorvo rispose: “Ci ho pensato molto, a questa domanda. Puoi immaginare quanto ci ho pensato. Ma non riesco a dare una risposta”.
L’amore per la sua seconda patria non lo abbandonò e così nel ‘93 volle tornare a Dubna. Qui, a causa del Parkinson, subì una brusca caduta dalla bicicletta e si ruppe il femore; decise di curarsi a Roma ma il suo fisico non resse lo stress e morì a Dubna il 24 settembre 1993.
Anche dopo la sua morte il fisico non ebbe una sola patria e per sua volontà metà delle ceneri furono sepolte nel cimitero di Dubna e l’altra metà riposano nel cimitero acattolico (o ‘degli Inglesi’) al Testaccio di Roma.
Come riconoscimento che fu Bruno Pontecorvo ad avere avuto per primo l'intuizione di questo importante fatto fisico e per aver proposto per primo un esperimento per dimostrarlo, sulla lapide della sua tomba è stata incisa l'epigrafe νμ ≠ νe .
Per i suoi meriti scientifici ha ottenuto il Premio Stalin nel 1953 e, nel 1963, il premio Lenin. Nel 1964 fu eletto membro dell’Accademia delle Scienze dell’URSS. Grazie alle sue intuizioni geniali, e ai suoi metodi di indagine, sono stati assegnati ben quattro Premi Nobel (1988, 1995, 2002, 2015).
Nel 1995, in riconoscimento dei suoi meriti scientifici, fu istituito in suo onore il prestigioso Premio Bruno Pontecorvo, attribuito annualmente dal Joint Institute for Nuclear Research di Dubna al fisico che ha maggiormente contribuito alla ricerca nel campo delle particelle elementari.
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