Ricorre spesso, se non sempre, citare i rifiuti radioattivi anche quando non c’è alcun motivo se non quello di allarmare la popolazione, gli inquirenti… tutti.
In modo singolare, negli sceneggiati televisivi, i fusti con le “scorie radioattive” vengono sempre ritrovati pressoché integri e sempre, sempre, con evidenti simboli delle radiazioni (e sovente anche della tossicità [teschio e tibie]). E i fusti sono quasi sempre gialli.
Nessuno di noi osa pensare o suggerire che non vengano compiute simili nefandezze a prescindere dalla natura dei rifiuti, ma proprio sulla natura radioattiva bisogna rifletterci prima di esporre teorie.
Ad esempio, nel febbraio 2015, la magistratura di La Spezia aveva smontato appunto le teorie complottistiche di una “gola profonda” che indicava il sotterramento di rifiuti radioattivi ma che di radioattivo non c’era nulla.
Distinguiamo le tipologie di rifiuti radioattivi: quelli provenienti da strutture sanitarie e quelli provenienti da siti industriali.
Nel primo caso, le sorgenti radioattive vengono utilizzate per scopi diagnostici o terapeutici e hanno una importante caratteristica: decadono in breve tempo. Vuol dire che col passare del tempo perdono la loro radioattività.
Ad es. il fluoro 18 (F-18) che si usa per particolari esami, “decade” in due ore. Vuol dire che la radioattività si dimezza ogni due ore.
Quindi, dopo una giornata di lavoro, si riduce di quasi 100 volte.
Gli ospedali ne hanno molti di simili rifiuti che, come si può immaginare perdono di efficacia ogni giorno che passa.
Ed è quindi inutile sotterrarli. Bisogna tuttavia smaltirli in centri specializzati. Per evitare i costi di smaltimento i farabutti potrebbero sotterrarli e sarebbero molto difficili da ritrovare appunto perché perdono la loro radioattività. Ma c’è anche da dire che la filiera del commercio di questi “radiofarmaci” (o analoghi) vuole che chi vende questi prodotti, segnali alle Autorità ogni atto di vendita.
E chi effettua il trasporto, segnali alle stesse Autorità il trasporto effettuato.
Sarebbe perciò facilmente individuabile un evento elusivo se i rifiuti radioattivi non fossero affidati a Società competenti.
I rifiuti radioattivi prodotti in ambito industriale non hanno le stesse caratteristiche dei rifiuti sanitari. Anzi! Questo materiale radioattivo decade in tempi che possono arrivare a decenni se non oltre.
Ma i quantitativi utilizzati sono risibili. Basti pensare che solitamente una sorgente radioattiva presenta un “peso” di qualche grammo o meno.
Con contenitori di protezione che possono arrivare a pesare migliaia di chilogrammi.
Allora la domanda è: per riempire un camion della criminalità che si propone di smaltire abusivamente (e a poco prezzo) simili rifiuti, quanti produttori o aziende o Società dovranno essere contattate (nel medesimo periodo)? Bisogna anche ricordare che anche per loro, industriali, vigono le medesime norme che coinvolgono i venditori e i trasportatori. Ossia un fitto controllo.
E se le sorgenti radioattive potenzialmente interrate sono di origine industriale, è molto facile per i tecnici e investigatori, ritrovarle perché la radioattività può ben oltrepassare anche i metri di terreno che coprono tali contenitori. E se si ritrovano, la radioattività è tutta li: pericolosa come non mai.
Quindi, in definitiva, gli sceneggiati così come molte notizie buttate li, non fanno chiarezza ma creano solo disinformazione e allarmismo inutile.
Infine, visto che la tv crea maggiore sensazionalismo “atomico”, bisogna anche ricordare che i rifiuti provenienti dalle centrali nucleari, seguono strade che non possono eludere i controlli e la geolocalizzazione.
Insomma, è più facile e più credibile, oltre che di costante attualità, abbandonare piccole sorgenti radioattive sui prati e nelle discariche. Motivo per cui moltissimi centri di smaltimento urbani si sono dotati di “portali radiometrici” appunto per rilevare la presenza di sorgenti radioattive nei rifiuti. Evento che avviene quasi quotidianamente in moltissimi termovalorizzatori e che molti colleghi Esperti di Radioprotezione provvedono ad isolare, identificare, confezionare e avviare allo smaltimento in centri specializzati.