Esiste un numero significativo di lenti prodotte dagli anni '40 agli anni '70, la cui radioattività è misurabile. La principale fonte di radioattività è l'uso dell'Ossido di Torio (fino al 30% in peso) come componente del vetro utilizzato negli elementi delle lenti. Come la Fluorite, le sue proprietà ottiche di alta rifrazione e bassa dispersione consentono ai progettisti di lenti di ridurre al minimo l'aberrazione cromatica e di utilizzare lenti di curvatura inferiore, che sono meno costose da produrre.
Gli obiettivi più celebri che con molta probabilità sono radioattivi sono i vecchi Kodak Aero e Fluro-Ektar ed alcuni SMC Takumar a vite delle ultime serie. Potrebbero essere radioattive anche alcune ottiche prodotte in Unione Sovietica.
Si tratta di obiettivi molto luminosi che impiegavano, per ridurre l’aberrazione cromatica, vetri ottici a bassa dispersione e alta rifrazione. Ciò permette di costruire lenti con minore curvatura e perciò più facili da realizzare, con relativo risparmio di denaro.
La radioattività nei vecchi obiettivi per macchine fotografiche è dovuta principalmente all’ampio uso di Torio nelle lenti negli anni ’40, ’50, ’60 e ’70. L’Ossido di Torio è altamente rifrattivo e a bassa dispersione; questo si è tradotto in una lente di alta qualità, più economica e che consentiva ai produttori di realizzare lenti con una curvatura minore.
La presenza di Torio può talvolta, a seconda della miscela di altri elementi nel cristallino, causare un imbrunimento da moderato a grave degli elementi del cristallino. E' il vetro stesso che contiene il ThO2 radioattivo e l'imbrunimento al suo interno è causato dalla formazione di centri di colore indotta dalla radiazione nella matrice di vetro.
Livelli di radiazione
I livelli di radiazione tipici possono avvicinarsi a 100 μSv/h misurati sulla superficie dell'elemento della lente, diminuendo sostanzialmente con la distanza.
Uno studio condotto dal dipartimento di fisica del Royal Institute of Technology svedese stima che l'esposizione totale di un fotografo professionista che utilizza un tipico obiettivo toriato ammonterebbe solo allo 0,2% dell'esposizione annuale consentita per l'occhio secondo gli standard conservativi dell'Autorità svedese per la protezione dalle radiazioni.
Di gran lunga il più prolifico produttore noto di lenti radioattive era Eastman Kodak. Dagli anni '40 agli anni '60, un numero considerevole di fotocamere amatoriali è stato prodotto e venduto con obiettivi toriati (contenenti ossido di torio), comprese alcune fotocamere Pony, Signet e Instamatic di fascia alta (ad esempio 800 e 814, ma non 100 o 124).
Inoltre, molte lenti Ektar di livello professionale di quest'epoca contengono Torio. Forse le lenti radioattive più famose di tutte erano le Kodak Aero-Ektars.
Come riconoscere un obiettivo radioattivo?
Se dopo un bel po' di anni una o più lenti dell'obiettivo ingiallisce, è probabile che ciò sia dovuto alla presenza di Torio. Lo stesso dicasi se la colorazione assunta è giallo-verde (sono stati anche segnalati casi di una tonalità marroncina). Ma, ovviamente, il metodo più scientifico è adoperare un contatore Geiger.
La Asahi Pentax avvertì i fotografi di non tenere per troppo tempo, vicino al corpo, il suo Pentax SMC Takumar 50mm F1.4 con innesto a vite.
Oggi il Torio non è più usato: al suo posto altri elementi assolutamente non radioattivi. Dimenticare le vecchie ottiche e rinunciare a un affare? Certamente no.
La quantità di radiazione, in genere, non è superiore a quella naturale in cui siamo immersi.
Fonti consultate: